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News | 17/12/2025

Industria 4.0: come ARERA e UE stanno guidando la trasformazione digitale del settore

Negli ultimi anni il settore delle Utilities sta vivendo una trasformazione profonda, che non riguarda solo il rinnovamento tecnologico delle reti, ma un vero cambio di paradigma. Questa evoluzione non nasce spontaneamente: è il risultato di un quadro regolatorio – europeo e nazionale – che sta progressivamente spingendo gli operatori verso una gestione più intelligente, sostenibile e trasparente delle proprie infrastrutture. Oggi si parla sempre più spesso di “Industria 4.0”: un approccio innovativo, in cui la digitalizzazione diventa la leva principale per migliorare qualità del servizio, efficienza operativa e resilienza dei sistemi energetici e idrici.

Un nuovo modo di concepire la regolazione

Il concetto di Industria 4.0 supera la visione tradizionale fatta di adempimenti e tariffe per abbracciare un ruolo più strategico. L’obiettivo non è solo garantire che i servizi funzionino e che i costi siano equi, ma guidare un settore che deve affrontare sfide strutturali: dall’integrazione delle energie rinnovabili all’adattamento ai cambiamenti climatici, dalla sicurezza informatica alla gestione dei dati.

In questo scenario, le norme diventano un motore di innovazione. L’Unione Europea, con una serie di direttive e regolamenti, sta ponendo basi comuni per assicurare che la digitalizzazione sia uniforme, sicura e orientata alla sostenibilità in tutti gli Stati membri. Parallelamente, ARERA sta declinando questi principi nel contesto italiano, definendo standard, incentivi e KPI che favoriscono la modernizzazione delle reti e dei processi gestionali.

L’Europa punta su dati, interoperabilità e sicurezza

A livello europeo, la trasformazione digitale delle Utilities si fonda su alcuni pilastri essenziali. Uno dei più significativi è rappresentato dal Data Act, che introduce regole chiare per un utilizzo e una condivisione più trasparente dei dati. È un passaggio chiave per l’evoluzione dello smart metering e per lo sviluppo di nuovi servizi che sfruttano i dati di consumo e di rete in modo più aperto e controllato, garantendo maggior portabilità e riducendo le asimmetrie informative tra operatori, clienti e nuovi player tecnologici.

Accanto al tema dei dati, l’UE ha posto grande attenzione alla cybersecurity. Normative come il Cyber Resilience Act e la direttiva NIS2 rafforzano i requisiti di sicurezza per le infrastrutture critiche, imponendo standard elevati per dispositivi IoT, sistemi SCADA e piattaforme di telecontrollo. In un contesto in cui i contatori intelligenti si moltiplicano e le reti diventano più connesse, proteggere i dati e i sistemi non è più un aspetto accessorio, ma un requisito essenziale di servizio pubblico.

Infine, sempre l’Europa sta orientando la trasformazione tecnologica verso gli obiettivi climatici attraverso il pacchetto Fit for 55. L’attenzione alla riduzione delle emissioni, all’efficienza e allo sviluppo delle rinnovabili richiede reti sempre più flessibili e intelligenti, in grado di integrare produzione distribuita, comunità energetiche e dinamiche di consumo più evolute.

ARERA e la spinta italiana verso reti più intelligenti

Nel contesto italiano, ARERA ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più orientato alla digitalizzazione. Lo si vede chiaramente nelle misure che incentivano gli investimenti in tecnologie smart: sistemi di telelettura, sensoristica avanzata, infrastrutture di rete controllate da remoto e piattaforme digitali dedicate alla manutenzione predittiva. L’idea è premiare gli operatori che investono in soluzioni capaci di ridurre perdite, migliorare continuità del servizio e ottimizzare la gestione degli asset.

Uno dei settori più interessati da questa evoluzione è quello idrico, dove ARERA sta guidando un processo di modernizzazione che mira a rendere le reti più efficienti e controllabili. L’attenzione alle perdite idriche – un tema critico in Italia – ha portato alla definizione di nuovi obblighi di monitoraggio e telecontrollo, supportati anche dagli investimenti del PNRR.

Il percorso di digitalizzazione è altrettanto evidente nel mondo dello smart metering. L’Italia è stata uno dei primi Paesi europei a definire standard chiari per il rollout degli smart meter, sia nel gas sia nell’elettrico, anticipando in molti casi modelli oggi adottati anche in altri Stati membri. La seconda generazione di contatori elettrici, così come l’evoluzione dei meter gas, risponde a un approccio che non guarda più solo alla misura ma all’interoperabilità, alla qualità del dato e alla possibilità di integrare servizi evoluti per la gestione dell’energia.

Parallelamente, la regolazione della qualità tecnica e commerciale sta diventando sempre più data-driven. I tempi di intervento, la gestione delle emergenze, la frequenza dei disservizi e i livelli di servizio digitale non si basano più solo su autoreporting, ma vengono misurati attraverso sistemi geolocalizzati, piattaforme di controllo e dataset sempre più completi.

L’effetto combinato: una trasformazione concreta

L’interazione tra regolazione europea e nazionale sta producendo effetti molto tangibili. Le Utilities stanno investendo in reti più intelligenti, in grado di offrire una maggiore capacità di adattamento, una migliore continuità di servizio e minori costi operativi. I dati diventano un asset strategico: si consolidano piattaforme di condivisione interna, si sviluppano algoritmi predittivi e si diffondono modelli di governance dati più maturi. La cybersecurity, dopo anni di approcci frammentati, sta diventando un requisito strutturale, inserito nei processi e nei budget di ogni operatore.

Ma forse il cambiamento più evidente riguarda il cliente finale. La digitalizzazione regolata permette di offrire servizi più trasparenti, app che spiegano in modo chiaro consumi e costi, tariffe dinamiche, strumenti di autoconsumo e nuove forme di partecipazione attiva come le comunità energetiche. È un cambio di mentalità: l’utente passa da “fruitore passivo” a soggetto consapevole e protagonista.

Le sfide ancora aperte

Naturalmente, la Industria 4.0 comporta anche nuove complessità. La maggiore integrazione tra sistemi IT e OT richiede competenze avanzate e organizzazioni capaci di ripensare processi consolidati da anni. Le aziende devono gestire dataset crescenti, integrare tecnologie nuove con sistemi legacy spesso datati e garantire sicurezza e qualità in un contesto sempre più interconnesso. Il rischio non è tecnologico, ma organizzativo: senza una visione di governance chiara, la digitalizzazione può diventare frammentata e poco efficace.

La trasformazione digitale delle Utilities italiane ed europee non è un fenomeno spontaneo né puramente tecnologico: nasce da un quadro regolatorio più evoluto, che vede nella digitalizzazione una leva per costruire reti più resilienti, un servizio più efficiente e un rapporto più trasparente con i cittadini. La Industria 4.0 è quindi molto più di un insieme di norme: è la cornice strategica che guiderà il settore per i prossimi decenni. Le Utilities che sapranno interpretarla non come un obbligo, ma come un’opportunità, saranno quelle in grado di competere in un mercato in cui i dati, l’intelligenza delle reti e la sostenibilità diventano vantaggi decisivi.

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